18 settembre 2008

A Mantova, con Lewis e Schiele

Una vita tormentata, un'arte provocatoria e una Vienna cupa e decadente: sono questi gli ingredienti della biografia romanzata del pittore espressionista Egon Schiele che segna l'esordio letterario di Lewis Crofts, giornalista e scrittore inglese 31enne. "Il pornografo diVienna", edito in Italia da Marco Tropea, è un romanzo appassionante che ricostruisce la vita e l'opera di Schiele, partendo dalla inquietante luna di miele dei genitori e arrivando fino alla morte dell'artista. Nel mezzo scorrono i demoni dell'arte e della passione, che il pittore declina in opere essenziali e scandalose, che gli costeranno lunghi periodi di miseria e anche la prigione prima di ricevere la consacrazione accademica. Ma anche questo trionfo sarà intonato al periodo decadente in cui l'impero Asburgico vive i suoi ultimi anni.

"Volevo catturare la forza dei dipinti nella scrittura - ci ha detto Lewis Crofts in uno stimolante incontro a Mantova -. Probabilmente non si può fare arte sull'arte, ma almeno ci si può provare". Il romanzo di Crofts unisce felicemente storia e invenzione ("Da un lato sei costretto dai fatti, ma poi sei anche libero di immaginare le persone che stanno dietro ai quadri") e si richiama alla grande tradizione mitteleuropea del XIX secolo. In particolare il rapporto tra Schiele e il padre fa pensare aKafka, ma Crofts allarga il campo: "Ho preso ispirazione da Kafka, ma in maniera generica. Se vuoi capire l'Europa di quel periodo hai molti modelli: Kafka, ma anche Schnitzler, Freud, Wittgenstein, Mahler, Klimt, Kokoschka. L'ambiente in cui sono nati i loro lavori era molto importante". E anche ne "Il pornografo di Vienna" l'ambiente della città, cupa come non mai, svolge una parte essenziale, tanto da esserne protagonista quasial pari del pittore.

Se l'ambientazione del libro è tardo-ottocentesca, i modelli cui si ispira Crofts sono pietre miliari del Novecento: in primis Wladimir Nabokov, cui lo unisce la ricerca "nella linguistica e nello stile. Quando pensi a 'Lolita' - ci ha detto Crofts - è incredibile come si possa restare affascinati, anche dopo cento pagine, da un personaggio che molto probabilmente è un pedofilo. Schiele non è un pedofilo, ma è un personaggio controverso e io sono molto affascinato da lui. E' una grande abilità rendere interessanti i cattivi personaggi". Una dote simile Crofts la individua anche in Milan Kundera, "bravo a trovare i lati oscuri e a renderli attraenti". Quando gli chiediamo se sente un legame con i grandi romanzieri sociali del XIX secolo, alla Dickens o alla Balzac, Crofts spiega: "Volevo catturare la società diVienna prima della Prima Guerra mondiale, ma non volevo fare come Dickens o Dostoevskij che scrivono centinaia di pagine e creano centinaia di personaggi. Loro avrebbero fatto un grande affresco, il mio libro si ispira ai dipinti di Schiele, che sono molto semplici e circoscritti. Io ho usato piccoli paragrafi, come brevi pennellate".

Il romanzo di Lewis Crofts descrive gli ultimi giorni di un'epoca, che andava verso la decadenza senza che molti se ne rendessero conto. "La decadenza - ci ha spiegato a proposito della Vienna dell'epoca - veniva fuori segretamente, per esempio quando la gente andava di notte con le prostitute. Oggi la decadenza è pubblica. Per Schiele la decadenza si manifestavas oprattutto nella disonestà e nell'ipocrisia". Eppure, quella società in crisi arriverà a celebrarlo come un grande artista:"Il paradosso straordinario degli artisti - ha aggiunto Crofts - è che loro attaccano l'establishment di cui sono parte. Ed Egon Schiele risolve il problema diventando parte del sistema". Ma i suoi quadri restano - disturbanti, seducenti ed enigmatici - a dirci che alla fine non tutto può essere normalizzato. E il romanzo di Crofts ce lo conferma.

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