11 luglio 2007

Un giovane Holden postmoderno

Un ragazzo del Wyoming parte per arruolarsi nell’esercito e finisce coinvolto in una serie di eventi incredibili che lo porteranno fino a essere accusato di terrorismo e recluso a Guantanamo, prima che qualcosa di molto simile al “deus ex machina” del teatro greco classico arrivi a regalare un ultimo colpo di scena. Molto in breve è questa la storia che ci racconta “Callisto”, romanzo scoppiettante firmato dal misterioso autore Torsten Krol, che viene pubblicato in questi giorni in Italia da Isbn edizioni. Un libro inconsueto, potente e magnetico, costruito attorno al suo protagonista, Odell Deefus, un ragazzone che viene dalla periferia degli Usa, non è istruito e guarda al mondo con un’ingenuità disarmante. Insomma, un personaggio difficile da dimenticare e che sembra la versione aggiornata dell’Holden Caulfield di Salinger.

Come il suo illustre predecessore, anche Odell deve in qualche modo cercare di farsi largo nel caos del mondo, ma l’universo di cui si occupa Krol è quello impazzito e paranoide degli Stati Uniti del dopo 11 settembre, un Paese spaventato nel quale si muovono presunti terroristi, agenti corrotti, predicatori televisivi, spacciatori e misteriosi uomini della Sicurezza nazionale. Il tutto sotto una cappa di controllo tecnologico e di esasperata paranoia che fa pensare a Don Delillo e, ancor di più, a Thomas Pynchon. Un autore che possiamo accostare a Krol anche per la scelta di invisibilità: l’autore di “Callisto” vive infatti nell’interno selvaggio dell’Australia e comunica solo via e-mail.

Una scelta di solitudine che non sembra però danneggiare la fantasia di Torsten Krol, che nelle 400 pagine del romanzo immagina situazioni rocambolesche, talvolta al limite del ridicolo, ma che trovano una loro giustificazione nella personalità semplice e universale di Odell. Che se anche non sa parlare molto bene – e Krol è straordinario nel creare una lingua su misura per lui, rendendo terribilmente complicato il lavoro del traduttore Francesco Pacifico – riesce sempre a riportare la vicenda su un piano più umano. “Succedevano troppe cose – dice a un certo punto il protagonista – e tenere dietro a tutto quanto stava diventando molto difficile. Io cosa volevo, una vita semplice, io, Lorraine e un paio di figli in questa casa qui che è perfetta per allevare bambini non c’è praticamente traffico per strada è molto sicuro per i bambini”.

Nella trama abnorme, che serve a Krol anche per creare una satira pungente degli Stati Uniti, si intrecciano molti dei temi d’attualità più scottanti: oltre al terrorismo, il problema del dialogo con il diverso: i personaggi di “Callisto” – che è il nome della contea dove si svolge il romanzo – credono che bin Laden si chiami Sammy e danno per scontato il parallelismo musulmano-terrorista. E poi le congreghe di cristiani rinati che svolgono un ruolo ambiguo, i metodi poco ortodossi della polizia, i centri di detenzione segreta, gli intrighi per spingere un candidato alla Casa Bianca, le misteriosi propaggini di un potere che sembra vedere e sapere tutto. L’ingenuità ottusa di Odell, che stravede per Condoleezza Rice tanto da tenere una sua foto nel passaporto, fatica a trovare un suo spazio in questo mondo impazzito. “Penso che sei caduto dal cielo l’altro ieri – gli dice Lorraine, la sbrigativa e losca ragazza di cui Odell si innamora – Nessuno si comporta come dovrebbe comportarsi. Né i politici che ingrassano con i soldi dei lobbysti, né i predicatori televisivi a caccia di donne, né gli sbirri e neppure io, per questo non mi lamento come dovrei”.

Non si lamenta neppure Odell, nonostante l’incredibile serie di sventure che gli capitano. E nel suo essere in qualche modo vicino al “buon selvaggio” di Rousseau forse possiamo trovare una possibile speranza per il futuro. In un mondo falso e violento, un uomo di un metro e novanta che si commuove leggendo sempre lo stesso libro per ragazzi è un patrimonio da tutelare. Così come il talento di Krol.

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